Generazione selfie

 Sono sempre connessi, ogni azione, emozione, evento lo devono condividere con un generico “altri” del web. Ma sono anche la nostra nuova generazione, sono il nostro presente e il nostro futuro, quindi dobbiamo cercare di comprenderli al meglio prima di giudicarli, ma per riuscirci è necessario fare un passo indietro, molto indietro. Dobbiamo pensare a noi quando avevamo la loro età, quando ci chiudevamo in camera per ore per parlare al telefono con il/la migliore amico/a. Quando i momenti dedicati al gruppo di amici era sacro, quando quel gruppo era “il migliore mai visto sulla faccia della terra” (queste sono parole mie a circa quindici anni).

Crescere è una faccenda dannatamente complicata, confrontarsi con gli altri una questione di sopravvivenza, gestire le emozioni un’impresa titanica, a questo dobbiamo aggiungere che oggi gli altri della adolescenza si sono allargati, non siamo più quattro amici al bar ma quattromilioni (quando va bene) di persone online. Eppure, le dinamiche per un adolescente sono rimaste le stesse di allora. Il desiderio di accettazione è così forte da portare i ragazzi a condividere ogni azione della loro giornata, ogni immagine, ogni emozione, per un like, e se questo like non arriva, è un dramma, lo è per loro, per la loro autostima. E se questi like diventano offese allora le emozioni non solo si trasformano in negative ma diventano talmente invadenti e forti da fare male, nella realtà.

Eppure, era così anche per noi: i giudizi degli amici a un certo punto diventano più importanti della famiglia, il venire accettati dal gruppo, il momento dove altri si accorgono che esisto.

Le emozioni

Una generazione selfie in balia delle emozioni. Proprie e altrui. Come fare allora per proteggerli? Dobbiamo lasciarli navigare senza porre limiti?

No. Dobbiamo, noi tutti, conoscere la rete, usarla con consapevolezza. Comunicare usando la rete è una modalità che si evolve, per gli adolescenti di oggi si tratta semplicemente di un altro modo di comunicare. Renderli consapevoli che quella foto la può vedere chiunque connesso online è forse l’unica strada per rendere la loro vita più sicura, non i quarttro amici, appunto, ma chiunque.

Inoltre, c’è uno strato di “concesso perché non mi vedono” che dobbiamo destabilizzare: non solo cyberbulli ma ogni persona online spesso si lascia trasportare da emozioni, parole, immagini, che mai e poi mai si permetterebbe di condividere nella vita reale. Ebbene, quel confine lo dobbiamo eliminare, virtuale è reale, perché ciò che pubblicco, online, modifica anche la mia vita reale.

Ogni giorno.

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